COMMENTO: Questo Acciaio è uno di quei libri a cui è molto difficile dare un giudizio ben definito perchè il romanzo ha parecchi punti positivi ma anche parecchi punti negativi. La storia è bella, tutti gli intrecci sono incastrati l'un l'altro in modo eccellente, i dialoghi sono molto naturali e la Avallone ha un buon talento "grezzo" ma, appunto, il talento è ancora da affinare: certe situazioni e certi personaggi sono un po' stereotipati, certe ripetizioni (lo abbiamo capito che queste due tizie sono fighe, non lo ripetere ogni 20 pagine!) risultano un po' fastidiose e a volte l'Avallone descrive in modo tropo lungo e forzatamente poeticamente 'sta benedetta fabbrica di acciaio. Insomma pregi & difetti che vanno a braccetto. Alla fine però devo dire che mi ha soddisfatto! Mi ha soddisfatto questa storia di degrado, di primi amori, di affetti perchè è una storia all fin fine dolce e gradevole. Siamo buoni: brava Avallone, ora però, con il prossimo libro, cerca di limare meglio certe cose.
TRAMA: Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male.
TRAMA: Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male.
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