COMMENTO: Non sono rimasto entusiasta di questo biografico "Blue Nights". E' difficile spiegare bene il perchè ma mi ha un po' annoiato. Probabilmente è lo stile molto (troppo) poetico e "sospeso" ma ho faticato ad emozionarmi ad una storia che aveva tutte le premesse. Un mucchio di cose non dette, di situazioni lasciate a galleggiare nel limbo (ad esempio: non si capisce come sia morta la figlia), alcune divagazioni fori tema... insomma non l'ho trovato per nulla emozionante, ne accattivante. Forse mi aspettavo un libro in stile "Paula" della Allende (quello davvero magnifico), forse avevo troppe aspettative, forse non era il libro per me.
TRAMA: Blue Nights sono le ore lunghe e luminose della sera che a New York preannunciano il solstizio d’estate, «l’opposto della morte del fulgore, ma anche il suo annuncio». Sono passati sette anni da quando Joan Didion e John Gregory Dunne festeggiavano il matrimonio della figlia Quintana Roo nella cattedrale di St. John the Divine in Amsterdam Avenue. Joan Didion ripensa a quel giorno, ai gelsomini del Madagascar nei capelli di Quintana, al fiore di frangipani tatuato sulla spalla. I ricordi rievocano istantanee dell’infanzia di Quintana: Malibù, la scuola di Holmby Hills, la California Meridionale e le sue stagioni «che arrivano in modo così teatrale da sembrare colpi di un destino inatteso». I ricordi spingono Joan Didion a interrogarsi sul suo essere madre, ora che la figlia non c’è più. A rileggere ogni singolo evento della vita di Quintana alla ricerca di segni che forse non aveva voluto vedere. A fare i conti con la propria, inaspettata vecchiaia.
TRAMA: Blue Nights sono le ore lunghe e luminose della sera che a New York preannunciano il solstizio d’estate, «l’opposto della morte del fulgore, ma anche il suo annuncio». Sono passati sette anni da quando Joan Didion e John Gregory Dunne festeggiavano il matrimonio della figlia Quintana Roo nella cattedrale di St. John the Divine in Amsterdam Avenue. Joan Didion ripensa a quel giorno, ai gelsomini del Madagascar nei capelli di Quintana, al fiore di frangipani tatuato sulla spalla. I ricordi rievocano istantanee dell’infanzia di Quintana: Malibù, la scuola di Holmby Hills, la California Meridionale e le sue stagioni «che arrivano in modo così teatrale da sembrare colpi di un destino inatteso». I ricordi spingono Joan Didion a interrogarsi sul suo essere madre, ora che la figlia non c’è più. A rileggere ogni singolo evento della vita di Quintana alla ricerca di segni che forse non aveva voluto vedere. A fare i conti con la propria, inaspettata vecchiaia.
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