COMMENTO: Chi legge le mie recensioni lo sa: io di Morozzi leggerei con interesse
anche la sua lista della spesa. E di Morozzi apprezzo particolarmente i
libri "cazzari". Quindi capite bene quanto aspettavo con ansia di poter
leggere questo libro dalla trama assurda e pieno di personaggi
tragicomici. Purtroppo però dopo le prime promettenti pagine il mio
luccicore degli occhi è andato via via spegnendosi e, dandomi delle
martellate sui maroni (perchè faccio davvero fatica ad ammatterlo con
sincerità), questa nuova fatica del Moroz mi ha lasciato freddino. Il
Moroz e Zed scrivono davvero bene, ci sono alcuni dialoghi di una
bellezza comica estrema ma quello di cui veramente ho sentito la
mancanza sono i personaggi. A parte il MERAVIGLIOSO critico Cacciapuoti
tutti gli altri sono spenti e anche un po' antipatici. Tanzi e Portali
non sono degni dei grandi personaggi morozziani, il mitico Belasco qui
risulta antipatico, Raul (il fan psicopatico già presente in un'altra
opera morozziana) appare per poi scomparire subito. Ho trovato pure un
po' fastidioso il ritrovare, riscritte, cose già lette in altri libri.
Concludendo... questo libro si legge, in certi punti ci si diverte
pure, ma per me, adoratore morozziano, è un libro un po' (ma non del
tutto) deludente.
TRAMA: Ubermensch Belasco, stravagante editore di Reggio Emilia, convoca lo
scrittore Francisco Portali, reduce da un terribile flop letterario, per
commissionargli la stesura di quella che a sua detta è la "storia del
secolo". Peccato che, a causa dei micidiali effetti di un mix di
antidepressivi e vino, l'intrattabile e smemorato Belasco faccia
l'errore di chiedere la stessa cosa a un altro fallimentare autore,
Ladislao Tanzi. Quando inevitabilmente si ritrova sulla scrivania due
romanzi dall'identica trama, in un lampo di fantaeditoria, Belasco
decide di assemblarli, producendo l'agghiacciante libro "Un premio da
tredici". I giovani Tanzi e Portali, nel demenziale tour promozionale
che seguirà, saranno coinvolti in un'interminabile serie di situazioni
losche e sgangherate. A far loro compagnia, tra gli altri, il bieco,
gigantesco Lothar, ufficio stampa di Belasco, Arcovaldo Cacciapuoti,
svaporato critico letterario dall'illustre passato, e l'inquietante
Raul, il fan che nessuno scrittore vorrebbe mai avere. Un romanzo che
trasforma in parodia gioie e sofferenze del "mestiere".
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