COMMENTO: I protagonisti di questi racconti sono tutte donne, donne immigrate, donne forti, donne sospese tra due nazioni, donne che lottano, donne imperfette, donne vere. La Krasikov pennella con maestria i suoi personaggi e le loro storie drammatiche e spiace che ogni racconto finisca troppo presto lasciando "sospese" le loro vite. Insomma una raccolta davvero molto bella anche se spesso un po' troppo "angosciante".
TRAMA: Un tempo, avvistare la sagoma della Statua della Libertà all'entrata del porto di New York per molti immigrati era l'annuncio di un nuovo inizio: la conquista di un mondo sconosciuto dove riscrivere la propria storia. Oggi è diverso e chi arriva nel nuovo paese si trova immerso in paesaggi, marchi commerciali, oggetti che in qualche modo gli sono familiari perché li ha visti in televisione o perché vi ha già avuto a che fare quotidianamente. I mezzi di comunicazione moderni, poi, permettono di rimanere sempre in contatto con i parenti, i figli, gli amici che sono rimasti a casa. Questo non significa che i problemi di chi sceglie o non può evitare di immigrare non ci siano più: significa solo che sono cambiati. E, oggi come in ogni epoca, affidarsi alla sensibilità degli scrittori è il modo migliore per conoscerli. I personaggi di questa raccolta, madri separate dai figli, giovani donne divise tra due uomini, espatriati che tornano al paese natale, sembrano scontare un esilio da cui tentano drammaticamente di fuggire: è come se vivessero sempre in due luoghi e in due tempi («Sono quasi le sette del mattino, le quattro del pomeriggio a Tbilisi»), quello dove fisicamente si trovano e quello che hanno abbandonato, accanto alle persone che amano.
TRAMA: Un tempo, avvistare la sagoma della Statua della Libertà all'entrata del porto di New York per molti immigrati era l'annuncio di un nuovo inizio: la conquista di un mondo sconosciuto dove riscrivere la propria storia. Oggi è diverso e chi arriva nel nuovo paese si trova immerso in paesaggi, marchi commerciali, oggetti che in qualche modo gli sono familiari perché li ha visti in televisione o perché vi ha già avuto a che fare quotidianamente. I mezzi di comunicazione moderni, poi, permettono di rimanere sempre in contatto con i parenti, i figli, gli amici che sono rimasti a casa. Questo non significa che i problemi di chi sceglie o non può evitare di immigrare non ci siano più: significa solo che sono cambiati. E, oggi come in ogni epoca, affidarsi alla sensibilità degli scrittori è il modo migliore per conoscerli. I personaggi di questa raccolta, madri separate dai figli, giovani donne divise tra due uomini, espatriati che tornano al paese natale, sembrano scontare un esilio da cui tentano drammaticamente di fuggire: è come se vivessero sempre in due luoghi e in due tempi («Sono quasi le sette del mattino, le quattro del pomeriggio a Tbilisi»), quello dove fisicamente si trovano e quello che hanno abbandonato, accanto alle persone che amano.
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