venerdì 8 luglio 2011

L'INIZIO DEL BUIO di Walter Veltroni

COMMENTO: Nel 1981 avevo 8 anni e ancora oggi ricordo bene quei giorni... si mangiava fuori, in cortile e ricordo ancora che un giorno apparve un televisore portatile in quel cortile, davanti alla tavola e tutti gli adulti, fino a tardi, rimanevano fuori a vedere quella piccola scatola rossa con le immagini in bianco e nero. Io non capivo bene quello che stava accadendo, sapevo solo che stavano cercando di salvare un bimbo caduto in un pozzo. 30 anni dopo sono ormai un "vecchietto" con due figli e leggendo il libro di Veltroni ho scoperto la "paura". Perchè nel leggere "L'inizio del buio" più volte sentivo quella voce in fondo al pozzo come quella di mio figlio e davvero sentivo la paura e l'angoscia. Veltroni è stato davvero bravo a mostrarci quei giorni e sopratutto a farci "vedere" il coraggio di persone normali che in tutti i modi, anche sbagliando, hanno provato a salvare un bimbo che è diventato il figlio di tutti. Certo ci mostra quanti errori sono stati commessi ma alla fine prevade l'amore che una nazione ha dato a quel piccolo bambino caduto nel pozzo. E merito gli va nel farci ricordare che quei giorni erano anche il periodo buio delle Brigate Rosse, dei delitti politici e delle morti di innocenti per mano di gente che commetteva delitti nel nome del popolo. Erano giorni davvero assurdi e tristi.

TRAMA: L'11 giugno 1981, poco dopo le 13, l'Italia resta paralizzata davanti alla tv. Durante il Tg2, da un pozzo nella campagna di Vermicino, vicino a Frascati, proviene l'urlo di un bimbo che chiama la mamma. "È il pianto di un bambino che si sveglia nella notte, nel cuore di un incubo mostruoso, senza sapere se quella che ha vissuto è realtà o cattiva fantasia. È il pianto di un bambino che viene deportato, che vede la mamma allontanarsi e poi sparire, dietro una curva. È il pianto di un bambino al quale un adulto ha fatto la più orrenda delle violenze. È tutti i pianti di tutti i bambini del mondo. Tutti in una volta. Tutti in un bambino solo." Quell'urlo, le interminabili ore di angoscia che seguiranno, il nome del bambino - Alfredino Rampi - sono impressi a fuoco da trent'anni nella memoria degli italiani. Che forse non ricordano una coincidenza: mentre Alfredino precipita nel pozzo, nel tardo pomeriggio del 10 giugno, alle 19, a San Benedetto del Tronto un giovane antennista, Roberto Peci, viene rinchiuso nel bagagliaio di una 127 e condotto in una "prigione del popolo", dove le Brigate rosse l'avrebbero "processato" e poi ucciso per vendicarsi del fratello Patrizio, il primo pentito delle Br. Nel suo nuovo libro, Walter Veftroni racconta quelle due tragedie parallele. Ripercorrendo i luoghi e intervistando i protagonisti, rivela aspetti inediti e coglie nei due episodi l'inizio di quello che sarebbe diventata la televisione: il grande occhio che trasforma la realtà in reality.

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